sabato 17 novembre 2012

Merano Wine Festival 2012


Dopo un bel po' di tempo riecco online il Gatto Mangione.
Questa volta si è tolto il grembiule da cucina per trasformarsi nel Gatto Bevitore...ecco il reportage sull'evento enogastronomico dell'anno, il Merano Wine Festival. 



Mi piace parlare di vino in modo schietto, a tinte forti. La componente emozionale da cui non si può prescindere in nessuna degustazione non dovrebbe farcelo apprezzare ma farcene innamorare, farci, appunto, emozionare.
Una delle occasioni migliori per provare questo genere di sensazioni è senza dubbio il Merano Wine Festival, esclusiva rassegna voluta e creata da Helmuth Kocher, che dal 1992 delizia la cittadina altoatesina. Dal 9 al 12 novembre il meglio dell’enogastronomia italiana e internazionale si è data appuntamento al Kurhaus di Merano: oltre alle selezionatissime aziende vinicole, erano presenti, nel padiglione Culinaria, i produttori di ogni genere di bontà, dai salumi ai dolci lievitati, dal tartufo al cioccolato. Nella Gourmet Arena si sono esibiti nello show cooking 13 chef, di cui 6 stellati. Da rimanere storditi. 



Ma a Merano è di vino che principalmente si parla e di vino ora vi parlerò. A tinte forti. Mi è stata affidata la missione di individuare per i lettori di Wining i vini che mi hanno emozionato di più. Ammetto che non è stato facile data l’offerta di livello altissimo e il mio poco tempo a disposizione, oltre al fatto che il mio naso e la mia bocca a un certo punto hanno chiesto giustamente pietà.
A ogni modo, ecco la mia personale dozzina di emozioni, in ordine crescente, come se dovessimo servirli in una interminabile piacevolissima cena. Pronti? Via…
Monsupello, 2006 Classese Millesimato Brut Oltrepò Pavese DOC : tradizionalmente apriamo la nostra immaginaria cena con una bollicina. E che bollicina, ottenuta per il 90 % da Pinot Noir e il rimante 10 % da Chardonnay, 60 mesi a maturare sui lieviti. Elegante, corposo, forte. Il crudo di pesce, anche il più saporito, gli strizza l’occhiolino.
Firriato, 2011 Favinia, Sicilia IGT : già sapere che questo vino viene dall’Isola di Favignana è emozionante. Sapere che è la prima volta che viene prodotto aumenta l’emozione. Assaggiarlo e sentire le note aromatiche dello zibibbo sposare quelle più fresche del grillo e fondersi in un bianco sapido, armonico e unico nel suo genere danno il colpo di grazia. Ogni preparazione a base di pesce, seguite il vostro personale gusto.
Volpe Pasini, 2011 Zuc di Volpe Sauvignon Colli Orientali del Friuli DOC : elegante. Non spreco altri aggettivi per questo Sauvignon del Friuli perché non ce n’é bisogno. Ricorda i Sauvignon prodotti nella Valle della Loira, non a caso considerati tra i migliori del pianeta.  Si presta a pesce, crostacei ma io lo accompagnerei a uno dei piatti più comuni della nostra cucina, gli spaghetti al pomodoro e basilico.
Kellerei St. Pauls, 2010 Passion Gewurztraminer Sudtirol DOC : il tipico profumo di rosa, delicata, non stordente, che invita al secondo sorso. Lo proverei con una crema di zucca, magari accompagnata da delle capesante avvolte nel lardo.
Gianfranco Fino Viticoltore, 2010 Es Primitivo di Manduria DOC : vino passionale, per la cura con cui è fatto e per gli aromi e la struttura che sprigiona in bocca. Classificato tra i vini estremi per l’età delle viti, di circa 50 anni, e per la scarsissima produzione che vuole, per fortuna, restare di nicchia, per darci un prodotto unico. Manzo farcito alle verdure, melanzane magari.
Chateau Angelus, 2008 : ci sono dei mostri sacri da cui non si può prescindere. Questo Bordeaux appartenente ai 13 Grand Cru Classès di Saint Emilion, zona in cui il  Cabernet Franc ha la meglio sul

Cabernet Sauvignon nel comporre il taglio bordolese a prevalenza merlot, emoziona dall’etichetta al bicchiere, dal naso alla bocca. Elegante e austero, minerale e con speziature dure, di cuoio e caffè. Con grandi piatti di carne, cucinati e serviti con rispetto.
Rocche dei Manzoni, 2008 Vigna Cappella di S. Stefano Barolo DOCG : dalla Francia passiamo al Piemonte, stessa annata ma vino decisamente più austero, come ogni Barolo che si rispetti. Profumato e tannico al punto giusto, se si chiudono gli occhi mentre lo si ha in bocca appaiono le colline delle Langhe avvolte dalla nebbia del mattino. Il classico brasato ringrazia.
Benanti, 2000 Serra della Contessa Etna DOC : ha 12 anni e non li dimostra. Formato per l’80 % da Nerello Mascalese e il 20 % da Nerello Cappuccio allevati alle pendici dell’Etna, porta al naso e alla bocca tutta la mineralità e la forza della pietra lavica e del sole della Sicilia. Da stappare preferibilmente in presenza del dio Vulcano, che si dice abitasse da quelle parti, e di formaggi molto stagionati.
Marco Bianco, 1999 Canè Moscato d’Asti DOCG : sono onestamente in difficoltà a parlare di questo vino tanto mi ha sorpresa. Non è che uno si aspetta un Moscato d’Asti di più di 10 anni. Al naso è balsamico, con un vago sentore di salvia, in bocca eccezionalmente vellutato, fresco e dolce. Indimenticabile. Ne ho messo una goccia sul polso, come se fosse un profumo. Non abbiniamoci nulla, basta e avanza lui.
Donnafugata, 2010 Ben Ryè Passito di Pantelleria DOP : altro mostro sacro da cui non si può prescindere. Oro nel bicchiere, fichi secchi, datteri, uva passa e arancia candita, i profumi che ci regala il nettare che viene dall’isola che gli Arabi hanno chiamato “Figlia del Vento”. Pasticceria di mandorle e pistacchi, o anche nulla, come preferite.
Cave du Vin Blanc de Morgex et de La Salle, 2010 Chaudelune : fa parte della categoria degli eiswein ma è più corretto chiamarlo vin de glace, come fanno alle pendici del Monte Bianco dove il vitigno Priè Blanc viene coltivato e poi raccolto nelle notti gelate di dicembre. Incredibile al naso, mescola timo e origano tanto da ricordare una pizza. In bocca sprigiona una dolcezza non stucchevole, mandorla nel finale. Formaggi erborinati, se proprio volete.
Florio, Donna Franca Marsala Superiore DOP Riserva : con cosa si può concludere un’ottima cena se non con un pezzo di cioccolato extra fondente? E che cosa si può abbinare al cioccolato extra fondente? Provate con questo Marsala, il sapore di noce che resterà nella vostra bocca quasi in eterno vi fornirà certamente la risposta.
A questo punto resta solo il silenzio. Al limite un bacio della persona che amate.

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martedì 4 settembre 2012

Strudel viennese aromatizzato al miele di castagno

Un dolce che ha origini antiche. In Turchia il dolce più comune è la baklava, una sottilissima sfoglia ripiena di pistacchi o noci e annegata nel miele o nello sciroppo all'acqua di rose. Ebbene, la baklava è l'antenato dello strudel di mele, così diffuso in Austria e in Trentino Alto Adige.
La frutta secca tipica dei paesi caldi del Mediterraneo è stata sostituita dalle mele e il miele o lo sciroppo che lo ricoprono sono diventati una spolverata di zucchero a velo. Anche la pasta è leggermente diversa, anche se per lo scrigno dello strudel esistono mille e una variante. La pasta tradizionale è comunque la pasta matta.
In questo caso ho voluto ricordare una caratteristica della baklava, aromatizzando il mio tradizionalissimo strudel viennese con il miele, nella fattispecie di castagno ma può essere usata la tipologia che si preferisce, purchè sia particolarmente aromatico.
Lo strudel dà il meglio di sè accompagnato a un vino passito non molto dolce, che mantenga una buona acidità. In questo caso consiglio un Ramandolo del Friuli Venezia Giulia.



Per la pasta matta al miele di castagno
- 250 g di farina 00
- 160 g di acqua tiepida
- 30 g  di olio evo
- 20 g di miele di castagno
- 1 pizzico di sale

Per il ripieno
- 800 g di mele golden o renette
- il succo e la scorza di 1 limone
- 100 g uva sultanina
- 30 g di pinoli
- 20 g di burro
- 50 g di pan grattato
- 1/2 bicchiere di grappa
- 20 g di miele di castagno
- cannella a piacere
- zucchero a piacere

Per preparare la pasta matta mettere amalgamare energicamente tutti gli ingredienti, meglio se con un robot da cucina, fare una palla, coprirla con della pellicola e porla in frigorifero a riposare per almeno mezz'ora.
Nel frattempo lavare l'uva sultanina e metterla a bagno nella grappa, sbucciare le mele, affettarle sottilmente e riporle in una ciotola. Bagnare le mele con il succo di limone per evitare l'ossidazione e poi mescolare assieme all'uvetta sotto grappa, dello zucchero in quantità variabile secondo i gusti e i pinoli. In una padellina tostare il pan grattato con il burro e 3 cucchiai di zucchero.
A questo punto stendere con il matterello la pasta matta fino a ottenere una pellicola sottilissima, facendo bene attenzione a non romperla. Cospargerla con il pan grattato tostato e poi adagiare sopra il composto di mele e uvetta, facendo attenzione che non ci sia troppo sugo. Lasciar colare su tutta la preparazione un cucchiaio di miele di castagno. Richiudere i lembi della pasta e dare la forma dello strudel.
Cuocere in forno a 180° per circa mezz'ora.
Servire tiepido o freddo, spolverato di zucchero a velo.


domenica 26 agosto 2012

Carpaccio di pomodori cuore di bue con gelato alla mozzarella di bufala

Adoro i gelati gastronomici. La mia prima esperienza è stata con il gelato al parmigiano reggiano e poi ho continuato a sperimentare. Quest'estate è stata la volta della mozzarella di bufala.
Con il caldo di questi giorni cosa c'è di meglio di una caprese ancora più fresca?? La mozzarella di bufala si è trasformata in una pallina di morbido e fresco gelato, fatto apposta per incuriosire e rinfrescare.




Per 6 persone
- 200 g di mozzarella di bufala dop
- 150 g di latte intero
- 150 g di panna
- 1 pizzico di sale
- 3 grossi pomodori cuore di bue
- olio evo
- basilico

Cuocere a fuoco bassissimo per 8/10 minuti il latte, la panna e la mozzarella tagliata a piccoli pezzi. Si otterrà una crema liquida. Versarla in un contenitore largo in modo da ottenere una lastra sottile e porla nel freezer per almeno mezza giornata.
Al momento di servire disporre sui piatti i pomodori tagliati a fettine sottili, leggermente salti e conditi con olio evo. Mantecare il gelato con un robot da cucina molto potente e posizionare una pallina sopra il carpaccio di pomodori.
Terminare con qualche fogliolina di basilico fresco.

giovedì 19 luglio 2012

Crema di mandorle e olio evo di Caen con code di scampi

Volevo un antipasto che fosse elegante e allo stesso tempo innovativo. In questo caso l'eleganza era garantita dalla presenza degli scampi ma abbinarli a una crema di fagioli cannellini mi sembrava troppo classico. Così ho pensato alle mandorle... E' nata questa crema fredda dal sapore delicato, impreziosita dal sapore deciso dell'olio andaluso che ho portato come ricordo da una recente vacanza.
L'abbinamento, a mio avviso, è riuscitissimo, magari accompagnato da un calice di champagne.




Per 6 persone
- 18 scampi di media dimensione
- 150 g di mandorle
- 150 g di ricotta di vacca
- 150 g di panna
- 1 pizzico di sale
- 10 g di olio evo
- rucola selvatica per guarnire
- 1 calice di champagne

Polverizzare le mandorle fino a ottenere una farina fine. Amalgamarle con la ricotta, un filo d'olio evo, un pizzico di sale e infine con la panna montata.
Inserire la crema ottenuta nella sac-à-poche e porla in frigorifero.
Sgusciare gli scampi.
Al momento di servire scaldare un filo d'olio evo in una padella antiaderente, adagiarvi le code di scampi mondate, sfumare con il calice di champagne e cuocere per 6/8 minuti.
Nel frattempo impiattare formando un letto di rucola nei piatti su cui posizionare un ciuffo di crema di mandorle, aggiungere gli scampi caldi e un filo d'olio evo.
A piacere chiudere con una macinata di pepe nero.

martedì 26 giugno 2012

Silvia 2012 - Lo zuccotto

Ho sempre amato lo zuccotto, quel dolce fiorentino a forma di cupola, ripieno di semifreddo o di gelato. L'unica cosa che non sempre mi ha soddisfatto è la consistenza, mi sarebbe piaciuto uno zuccotto più "morbido", dalla consistenza cremosa, che cede subito alla pressione del cucchiaino.
Ho provato a fare di testa mia e il risultato è Silvia 2012 (mi scuso per la falsa modestia ma mi piaceva troppo dargli il mio nome e il momento in cui è nato): un guscio di pan di spagna imbevuto con rum, e un ripieno di crema di ricotta dove ho incastonato della amarene e ganache al cioccolato extra fondente.
Essendo un dolce freddo ma non ghiacciato si può tentare l'abbinamento con un vino, soprattutto se non si abbonda con il rum nella bagna... magari un Moscato Rosa passito del Trentino.



Per 8 persone

Per il pan di spagna
- 3 uova
- 125 g di zucchero
- 125 g di farina 00 setacciata

Per la crema di ricotta
- 500 g di ricotta di vacca freschissima
- 150 g di zucchero
- amarene a piacere

Per la ganache al cioccolato
- 300 ml di panna da montare
- 100 g di cioccolata extra fondente 80% cacao

Per la bagna
- 1/2 bicchiere di rum di qualità
- acqua

Preparare il pan di spagna montando i tuorli con lo zucchero fino a ottenere una crema fine. A parte montare a neve fermissima gli albumi, amalgamarli al composto di zucchero e tuorli e infine aggiungere la farina setacciata poco alla volta sempre mescolando. Versare il composto in uno stampo (x qs quantità è ideale uno stampo da plumcake) rivestito di carta forno e cuocere per circa 30 minuti a 170°.
Sfornare il pan di spagna e lasciarlo raffreddare.

Preparare le creme. In una ciotola amalgamare lo zucchero con la ricotta.
In un'altra ciotola montare la panna e poi unirvi il cioccolato fuso a bagnomaria a filo, sempre conitnuando a montare con le fruste. Riporre in frigo in modo che si addensi.

A qs punto affettare abbastanza finemente la mattonella di pan di spagna. Prendere un contenitore a forma di cupola, stendere un foglio di pellicola trasparente facendo fuoriuscire i lembi e poi rivestire tutto minuziosamente con le fette di pan di spagna. Bagnare con rum allungato con acqua a piacere. Riempire il fondo della cupola con la crena di ricotta, incastonarvi delle amarene. Ricoprire con la ganache al cioccolato.
Chiudere la base dello zuccotto con le fette di pan di spagna rimasto e bagnare nuovamente con il rum misto ad acqua.
Ricoprire il tutto con la pellicola trasparente e porre lo zuccotto in frigorifero per almeno mezza giornata perchè prenda la forma.
A questo punto si può capovolgere il dolce. Servire rigorosamente appena tolto dal frigo.








domenica 10 giugno 2012

Frolla morbida con confettura di ciliegie e gocce di cioccolato

Tra poche ore si parte. Comincia l'avventura dei Campionati Mondiali di nuoto Master a Riccione.
Nei prossimi giorni io e i miei compagni di squadra saremo impegnati in questa comepitizione internazionale e avremo bisogno di molte energie...
Non c'è modo migliore per cominciare questa avventura prendendola con dolcezza...una frolla morbida con confettura di ciliegie preparata la scorsa settimana.
Una torta semplice e sana, piena di energia e dolce come una coccola.



Per la confettura di ciliegie con gocce di cioccolato
Dose per circa 4 vasetti da 250 g
- 2 kg di ciliegie di tipo duroni
- 700 g di zucchero
- il succo di un limone
- gocce di cioccolato fondente

Mondare le ciliegie privandole del nocciolo, tagliarle a pezzetti e metterle a cuocere in un tegame assieme al succo di limone e all zuocchero.



Asciugare la confettura fino alla consistenza desiderata, togliere dal fuoco e invasettare, alternando un paio di mestoli di confettura a una manciata di gocce di cioccolato fondente. 
Chiudere i vasetti e sterilizzare.

Per la frolla morbida
- 250 g di farina 00
- 150 g di zucchero
- 100 g di burro
- 80 g di fecola di patate
- 1 tuorlo e 1 uovo intero
- la buccia grattugiata di un limone
- 1 bicchierino di latte
- 1/2 cucchiaino di lievito

Amalgamare tutti gli ingredienti, formare una palla, avvolgerla nella pellicola trasparente e lasciare in frigo a riposare per almeno mezz'ora.
Stendere la pasta in uno stampo rotondo tenendone da parte un po' per la decorazione, ricoprirla con un vasetto di confettura di ciliegie e decorarla a rete.
Cuocere in forno a 190° per mezz'ora.






mercoledì 6 giugno 2012

La nostra pizza - degustazioni

Volevo fare una cena tra amiche. Una cena in cui dopo il primo boccone e il primo bicchiere di vino parte la chiacchiera leggera e complice e si passa dal commento su un piatto un po' insolito al ricordo di momenti vissuti insieme.





L'idea di creare un menu con degustazione di pizze è nata con una di queste amiche, curiosa di provare uno dei grandi classici della cucina italiana preparato con farine diverse dal consueto grano tenero.
Così è nata "La nostra pizza", in cui ogni portata è dedicata a una di noi, in base ai nostri gusti e al nostro carattere.





La classica raffinatezza di Silvia con le pizzette ai datterini, bufala campana e basilico.
La semplice concretezza di un'altra Silvia con la focaccia con burrata e crudo S. Daniele.
E poi Manuela, che dietro l'apparenza schietta e risoluta nasconde un animo tenero, come la pizza all'amatriciana con un cuore di ricotta racchiuso nel bordo.
E che dire di Elena, amante degli abbinamenti gastronomici insoliti, con la pizza al roquefort, pere e miele di castagno?
Per finire il dolce, dedicato all'amicizia tra me e Sonia. Il calzone alla nutella è stato nostro compagno di scorribande al mare e di cene post allenamento in piscina. Abbinato al gelato al pistacchio di Bronte, dolce e prezioso, come la nostra amicizia.

Veniamo alle ricette...
La dosi della pasta per la pizza sono da intendersi per 4 persone.
Le farine sono fornite dal nostro caro amico Luca, capo supremo del Panificio Pasticceria Busiol di Codognè (TV).

Silvia - Pizzette con bufala campana e datterini al basilico

Pasta al triplo kamut
- 250 ml di acqua tiepida
- 100 g di farina manitoba
- 350 g di farina triplo kamut
- 10 g di lievito di birra
- 5 g di sale
- 10 g di olio evo
- 200 g di mozzarella di bufala campana dop
- 250 g di salsa preparata con pomodori datterini
- qualche foglia di basilico

Far sciogliere il lievito nell'acqua tiepida. Mettere nell'impastatrice la miscela ottenuta, le farine, il sale e l'olio evo e impastare per 3/5 minuti. Lasciare lievitare per almeno un paio d'ore in un luogo riparato.
Sgonfiare la pasta lievitata lavorandola, suddividerla in pezzetti e ricavare delle pizzette rotonde.
Lasciare lievitare un'ora.
Cospargere le pizzette con la salsa di pomodoro.
Cuocere per 15 minuti in forno a 220°. Sfornare e ricoprire le pizzette con una fetta di mozzarella di bufala e decorare con una foglia di basilico.




Scania (altra Silvia) - Focaccia burrata e S. Daniele 18 mesi e sale rosa dell'Himalaya

Pasta integrale al grano tenero
- 200 g di burrata pugliese
- 100 g di prosciutto crudo di S. Daniele stagionato almeno 18 mesi
- granelli di sale rosa dell'Himalaya

Far sciogliere il lievito nell'acqua tiepida. Mettere nell'impastatrice la miscela ottenuta, le farine, il sale e l'olio evo e impastare per 3/5 minuti. Lasciare lievitare per almeno un paio d'ore in un luogo riparato.
Sgonfiare la pasta lievitata lavorandola e stenderla su una teglia.
Lasciare lievitare un'ora.
Forarla in superficie con una forchetta e cospargerla con un filo di olio evo e dei granelli di sale rosa dell'Himalaya.
Cuocere per 15 minuti in forno a 220°. Appena sfornata la focaccia ricoprirla con la burrata a fette e il prosciutto S. Daniele.


Manuela - Pizza all'amatriciana con sorpresa




Pasta al farro integrale
- 250 ml di acqua tiepida
- 100 g di farina manitoba
- 10 g di lievito di birra
- 10 g di olio evo
- 100 g di guanciale
- 250 g di passata di pomodoro, meglio se casalinga
- 1 peperoncino piccante
- 200 g di ricotta di vacca freschissima

Far sciogliere il lievito nell'acqua tiepida. Mettere nell'impastatrice la miscela ottenuta, le farine, il sale e l'olio evo e impastare per 3/5 minuti. Lasciare lievitare per almeno un paio d'ore in un luogo riparato.
In una padella fare appassire il guanciale finchè rilascia il suo grasso e aggiungere la passata di pomodoro e il peperoncino piccante. Regolare di sale e portare a cottura.
Sgonfiare la pasta lievitata lavorandola e stenderla su una  teglia rotonda (la dose è per due teglie), badando di far fuoriuscire i bordi per 2/3 cm. A 2/3 cm dal bordo posizionare una striscia di ricotta e richiuderla all'interno del bordo, come se fosse una corona circolare.
All'interno del bordo di ricotta farcire con il sugo all'amatriciana.


Elena - Pizza con bufala, roquefort, pere kaiser e miele di castagno



Pasta al triplo kamut
- 250 ml di acqua tiepida
- 100 g di farina manitoba
- 350 g di farina triplo kamut
- 10 g di lievito di birra
- 5 g di sale
- 10 g di olio evo
- 200 g di mozzarella di bufala campana
- 100 g di formaggio roquefort
- 1 pera kaiser
- 2 cucchiaini di miele di castagno

Far sciogliere il lievito nell'acqua tiepida. Mettere nell'impastatrice la miscela ottenuta, le farine, il sale e l'olio evo e impastare per 3/5 minuti. Lasciare lievitare per almeno un paio d'ore in un luogo riparato.
Sgonfiare la pasta lievitata lavorandola e stenderla su una  teglia.
Condirla con la bufala e il roquefort a pezzetti.
Cuocere per 15 minuti in forno a 220°.
Appena sfornata posizionare la pera tagliata a fettine sottili e concludere con un filo di miele di castagno.


S & S (Silvia e Sonia) - Piccoli calzoni integrali alla nutella con gelato al pistacchio di Bronte




Per 8 mini calzoni
- 250 ml di acqua tiepida
- 200 g di farina manitoba
- 10 g di lievito di birra
- 5 g di sale
- 10 g di olio evo
- 400 g di nutella

Far sciogliere il lievito nell'acqua tiepida. Mettere nell'impastatrice la miscela ottenuta, le farine, il sale e l'olio evo e impastare per 3/5 minuti. Lasciare lievitare per almeno un paio d'ore in un luogo riparato.
Sgonfiare la pasta lievitata lavorandola, dividerla in otto parti e con ciascuno di essi ricavare un cerchio della dimensione di un cd.
Farcire con un cucchiaio di nutella ciascun calzone e richiuderli.
Cuocere per 15 minuti in forno a 220°.

Per il gelato al pistacchio
- 300 ml di latte intero
- 200 ml di panna
-150 g di pistacchi di Bronte non tostati
-150 g di zucchero
- 1 bustina di vanillina

Cuocere il latte, la panna e lo zucchero con la vanillina per 6 minuti. Aggiungere i pistacchi ridotti in polvere  e amalgamare bene il tutto.
Porre il composto in congelatore per almeno 5 ore.
Al momento di servire, mantecare il gelato con un robot dal motore molto potente.

Servire con un quadretto di cioccolato extra fondente a mo' di cialda.

Con le prime tre portate ho servito uno Champagne Blanc de blancs del 2004, che ha esaltato le note delicate della bufala e della burrata ma allo stesso tempo tenuto testa alla forza del sugo all'amatriciana della terza pizza.
La pizza al roquefort e miele di castagno ha trovato giustizia in un Gewurtraminer alsaziano del 2007, che ha sapientemente domato le note dolciamare del condimento.
Il dolce, data la presenza del gelato, non richiedeva alcun abbinamento enoico.









lunedì 28 maggio 2012

Marmellata di fragole e arance

Quando si tratta di marmellate e confetture adoro sperimentare.
Alla fine del mese di marzo ho trovato delle bellissime e già profumatissine fragole provenienti dalla Basilicata. La arance tarocco di Sicilia erano ancora al loro massimo splendore. Le ho unite ed è uscita questa marmellata dal sapore non molto dolce, in cui le fragole ammorbidiscono l'acidità delle arance.
Ottima come farcitura di una crostata ma anche spalmata su un pane multicereali da mangiare a colazione.




Per circa 1,5 kg di marmellata

- 1 kg di arance non trattate succose
- 1 kg di fragole
- 1 kg di zucchero
- 3 limoni non trattati

Lavare accuratamente le arance e i limoni. Togliere la buccia di due arance con il pelapatate e poi spremere tutti gli agrumi raccolgiendo il succo.
Mondare le fragole, frullarle fino a ridurle in purea e metterle sul fuoco in un tegame assieme al succo di agrumi. Quando il composto comincia a bollire aggiungere lo zucchero e le scorze di arancia prelevate con il pelapatate tagliate a listarelle sottili.
Cuocere finchè la marmellata non raggiunge la consistenza desiderata (indicativamente 40/45 minuti ma dipende dai frutti utilizzati).
Lasciare intiepidire, poi invasettare e sterilizzare. 

mercoledì 23 maggio 2012

Risotto al basilico e limone di Amalfi con scampi

Oggi la voglia di estate ha preso il sopravvento.
Così è nato questo risotto fresco dal delicato sapore di mare. Da gustare sul tavolo del terrazzo, accompagnato da un calice di Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg, pensando che l'estate è alle porte.





Per 4 persone

- 320 g di riso Carnaroli semintegrale
- 16 scampi
- 20 foglie di basilico
- 30 g di parmigiano reggiano
- 1 limone della Costa d'Amalfi
- olio evo
- 1 scalogno
- court bouillon preparato con 2 l di acqua, una presa di sale grosso, 1 cipolla, 5 foglie di basilico e la buccia di 1 limone

Lessare gli scampi interi nel court bouillon per pochi minuti, prelevarli e tenerli da parte.
In un mortaio pestare il basilico con il parmigiano reggiano e poi diluire con l'olio evo fino ad avere la consistenza di un pesto leggero.
Sgusciare gli scampi.
In una casseruola stufare lo scalogno con un filio d'olio evo, aggiungere il riso, tostarlo qualche minuto, poi cuocerlo aggiungendo il brodo dove sono stati lessati scampi ogni volta che si addensa. Il riso semintegrale cuoce in circa 25 minuti. Dopo circa 20 minuti aggiungere gli scampi interi e terminare la cottura.
Fuori dal fuoco mantecare con il basilico pestato e terminare con scorza di limone grattugiata al momento.




Con questa ricetta partecipo al contest Molluschi e crostacei del blog about food.


lunedì 21 maggio 2012

La "mia" pasta alla Norma

Amo la Sicilia. Sono una veneta felice di esserlo ma sono attratta irreversibilmente da ciò che è siciliano. Circa un decennio fa ho avuto la fortuna di fare una vacanza alle Egadi ed è stato amore folle:di tanto in tanto devo tornare laggiù. Quando scendo a Punta Raisi, oltre alla puzza di cherosene, io sento l'odore della Sicilia, della vegetazione prepotente, della terra arsa dal sole, del mare profondo, blu intenso. E poi la cassata, le panelle, il cous cous, il Grillo, il Passito di Pantelleria... potrei andare avanti all'infinito citando esperienze sensoriali fantastiche avute in quella terra baciata dal sole e dalla passione, crocevia dei popoli più disparati, di ciascuno dei quali porta ancora le tracce.
Quando la voglia di Sicilia si fa forte io rimedio cucinando siciliano. Magari un po' alleggerito ma siciliano.
Uno dei piatti più conosciuti della cucina catanese, ma ampiamente diffuso in tutto il territorio isolano, è la pasta alla norma. Pochi eccellenti ingredienti: melanzane, pomodoro, ricotta salata. Spettacolare. Se poi capita di avere in frigorifero un a bottiglia di Maso Nero Rosè Trento doc allora è proprio una serata fortunata.






per 4 persone

- 320 g di pasta tipo caserecce o maccheroni
- 2 melanzane viola (possibilmente varietà seta)
- 1 kg di pomodori maturi (o 500 g di conserva di pomodoro, meglio se casalinga, se fuori stagione)
- qualche foglia di basilico
- 150 g di ricotta salata
- sale grosso
- sale
- olio evo

Sbucciare le melanzane a strisce alterne, cioè mantenendo qualche parte della buccia esterna e tagliatele a julienne. Farle saltare in una padella con un filo di olio evo. A cottura ultimata prelevarle e tenerle da parte.
Sbollentare i pomodori per un paio di minuti, spellarli, privarli dei semi e rosolarli un una padella con 4 cucchiai di olio evo. Passarli al setaccio, poi rimettere la salsa sul fuoco, aggiustare di sale, aggiungere il basilico e far addensare.
Cuocere la pasta al dente, scolarla e poi unirla alla salsa di pomodoro nel saltapasta. Aggiungere le melanzane precedentemente rosolate e servire nei piatti. Cospargere il tutto con un'abbondante grattugiata di ricotta salata e, se piace, qualche foglia di basilico.